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Brutte storie che succedono, paure e forza mentale

Se non affronti la paura tutti i giorni, diventi sempre più debole, non più forte. – Tony Robbins

Qualche giorno fa ero su un camion circondato da indios de La Guajira, lembo di deserto nella punta più a nord del continente sudamericano – terra di confine tra Colombia e Venezuela. Ero su camion, invece che sulla mia bici, ero intontito, con una mano e il collo che mi ardevano e bernoccoli in testa che pungevano. Con un sorriso stampato in faccia, bevevo una sorta di rum indigeno preparato con lo zucchero di canna grezzo mentre rispondevo alle domande più assurde che queste persone mi facevano. Comunque ero vivo, comunque avevo tutte le mie cose. Avevo appena subito un’aggressione da parte di tre giovanotti che volevano rubarmi tutto: bici e borse. Una volta capito che quello che avevo puntato alla tempia non era una pistola ma un pezzo di legno coperto da una maglietta mi sono stancato di ricevere pugni in testa e ho velocemente preso lo spray per orsi dal cestino della bici e coperto il volto dei malcapitati con una delle sostanze più malefiche che ci sia.

Il giorno prima avevo lasciato Riohacha per addentrarmi nel deserto fino a Uribia, ma il mio corpo non ne voleva sapere, non riuscivo a bere l’acqua né ad alimentarmi e arrivare ad Uribia è stato un vero sforzo mentale perché il fisico non rispondeva da tempo, le ultime quattro ore le ho pedalate con i crampi alle gambe, la fame e la sete. Non me la sentivo di accampare nel deserto lungo quella via, qualcosa mi diceva di non farlo, in apparenza deserto, il posto mi sembrava incredibilmente popolato e sinistro.

Una volta tornato ad Uribia, in camion per sfuggire ai ladroni, ho deciso di lasciare il deserto e lasciare La Guajira, il problema è che dopo che una moto ti assalta nel deserto e lasci due persone con il volto coperto di spray antiorso c’è la possibilità che ti cerchino, che amici loro possano vendicarsi. Questo è lo spirito con cui sono ripartito da Uribia, mi aspettavano 80Km diritti senza una curva, durante questi 80Km probabilmente un centinaio di moto si sono avvicinate a me a bassa velocità.

Potete immaginare il mio stato d’animo. Potete immaginare il mio stato d’animo quando si avvicina l’ennesima moto con tre ragazzi a bordo e sento un pugno arrivarmi in testa e gli occhiali volar via. Ci metto qualche secondo a capire che non erano in cerca di vendetta ma solo di rubarmi gli occhiali (se poi ci fosse qualcuno della Oakley in ascolto e volesse mandarmi due lenti di ricambio).

Potete immaginare il mio stato d’animo quando 5Km più tardi si avvicinano due moto, una si affianca con un signore armato, una guardia privata, e inizia a chiedermi: vieni dal Cabo? Nono nossignore io vengo da Riohacha, quello che cercate non sono io! Poi mi chiede se ho una camera, il siparietto dura qualche minuto con me facendo il finto tonto e poi spiegando che quella sul manubrio è semplicemente una luce.

Gli ultimi due o tre giorni mi hanno fatto capire che oltre al mio fisico anche la mia forza mentale è aumentata in questo viaggio. Il fisico si è fatto molto più resiliente ma lo stesso si può dire della mia forza mentale, di come mi adatto in maniera più semplice alle varie situazioni in cui mi trovo, come riesco a sopportare di più il dolore.

Avrei potuto chiedere un passaggio in carro per lasciare Uribia, avrei potuto tornare in fretta a Riohacha con un forte vento favorevole e una casa ospitale ad attendermi. Ma ho deciso che dovevo affrontare le mie paure a viso aperto e non lasciare che qualche debosciato o delinquente alterasse il mio viaggio e miei piani.

Ho conosciuto centinaia se non migliaia di persone durante questo viaggio che mi hanno aiutato e supportato, da chi mi ha offerto acqua, a chi mi ha offerto cibo, chi mi ha ospitato, chi mi ha dato informazioni e chi mi ha dato denaro, chi mi ha lasciato accampare nella sua proprietà. Malgrado quello che si legge sui giornali o si vede in TV, la maggior parte delle persone a questo mondo sono di animo gentile e se possono aiutarti lo faranno. Bisogna aprirsi al mondo e dopo un’esperienza traumatica come una rapina nel deserto non è certo facile rimettersi in bici facendo finta di niente ma non bisogna nemmeno scappare a nascondersi. Bisogna affrontare le proprie paure e fare il primo passo, proprio come diceva il vecchio Halvin. Certo le situazioni vanno soppesate con un’accurata gestione del rischio ma poi bisogna andare avanti verso la propria meta e i propri sogni accettando le difficoltà o le sfide che il nostro destino ci propone per crescere.

La nota più negativa di tutta questa vicenda è che so per certo che non sono pronto a rinunciare alle mie cose, ai miei possedimenti terreni. Un attaccamento a cose materiali che non può essere d’aiuto e anzi in una situazione del genere avrebbe potuto costarmi cara. Sicuramente qualcosa su cui riflettere e magari è proprio questa la lezione che devo imparare. La mia opportunità di crescita.
Nel frattempo voi vi siete risparmiati un’altra campagna GoFundMe (ma se volete gentilmente fare una donazione per il mio viaggio sarò molto lieto di accettarla).

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